Cosa farò da grande? Se lo chiedono anche i calciatori

Il futuro

Spesso ci ritroviamo ad elogiare le grandi prestazioni dei giocatori, idolatrandoli e lodandoli per le notti magiche che fanno vivere. Poi, però, una domanda sorge spontanea: che ne sarà di loro? Domanda da non rivolgere a Giorgio Chiellini: il centrale della Juventus si è laureato e ha dimostrato di pensare in grande al futuro. Forse qualcuno, poi, si ricorderà dell’ex Chievo e Siena Erjon Bogdani, laureato in economia e commercio. Ma questi sono casi quasi isolati: la maggior parte di loro, una volta appesi gli scarpini al chiodo, non sa cosa fare della propria vita.

Un passato diverso

Attivando la macchina del tempo per ritornare agli albori del calcio, si può notare che la maggior parte degli atleti era studente all’università, in attesa che lo sport diventasse qualcosa di più che un semplice passatempo: un mestiere su cui investire il proprio futuro. Col passare degli anni, sono state create scuole calcio e la professione si è specializzata, facendo sì che spesso i giovani talenti si sono trovati ad un bivio: studio o passione?

Futuro roseo?

Ed eccoci ad un eloquente dato: dopo la fine della propria carriera, il 40% dei giocatori sarebbe nella soglia di povertà. Il motivo? Mancata visione per l’investimento nel proprio futuro, grandi spese in beni di lusso e non di prima necessità. Perciò, il bisogno di programmazione sembra più che necessario: non tutti potrebbero essere tagliati ad intraprendere la carriera da allenatore e dirigente. In questo caso, potrebbe essere utile un ritorno al passato: libri ed allenamenti, per poter proseguire una bella esistenza nel poi. Perché in fondo, dal passato, si può solo imparare.

Luca Ripari